SoS Aborto!
Già di norma, in Italia, non è facile abortire. L’emergenza sanitaria in corso aggrava la situazione: alcuni ospedali hanno dovuto ridurre gli accessi e ci sono stati segnalati ospedali in cui il servizio di IVG è stato ridotto o trasferito.
Grazie all’aiuto di tutt* voi, stiamo creando una rete di solidarietà per monitorare lo stato del servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza in questo momento, fornendo punti di riferimento e aiuto a chi ha bisogno di abortire.
Per condividere con voi tutte le informazioni che otteniamo, abbiamo creato un canale Telegram!
Seguendo il nostro canale potrete consultare tutte le segnalazioni, monitorare le situazioni più problematiche e anche cercare le strutture segnalate, positive e negative, più vicine a voi!
Il canale lo trovate qui!
Siamo in piena emergenza sanitaria a causa della diffusione della COVID-19. Il Sistema Sanitario è al collasso: tantissimi medici e infermieri sono in quarantena, i posti in terapia intensiva non sono sufficienti, molti ospedali nelle zone più colpite sono stati interamente riconvertiti per l’assistenza ai pazienti positivi al nuovo coronavirus. Tutte le prestazioni non essenziali sono considerate rimandabili.
Sulla carta l’IVG è stata inclusa nella lista delle prestazioni in ambito ostetrico e ginecologico che non sono differibili1. Eppure, le donne che in questo periodo scoprono di essere incinte stanno passando un inferno.
Normalmente il percorso di interruzione di gravidanza nel nostro Paese è una gincana, fatta di consultori gestiti da associazioni anti-abortiste, medici e anestesisti obiettori, preti in corsia che ti fanno la morale. Ora più che mai ci sentiamo in un presente distopico: la popolazione non può uscire di casa, se non per stato di necessità. I consultori hanno ridotto i loro orari di apertura, gli ospedali hanno trasferito i reparti IVG per far fronte al Covid-19, molti hanno sospeso l’aborto farmacologico. Tutto questo con una scarsissima comunicazione alle utenti: ci ritroviamo a passare le ore rimpallate tra i centralini, cercando di aiutare le sorelle che ci scrivono chiedendoci aiuto, ogni giorno.
La situazione è paradossale: il Governo ci chiede di stare a casa, ma se vogliamo interrompere una gravidanza ci dobbiamo spostare, più volte, spesso a vuoto, per prenotare le analisi, farle materialmente, richiedere il certificato di IVG, recarci in ospedale per l’operazione. Se scegliamo di abortire con la RU486 poi, in ospedale ci dobbiamo andare due volte in day hospital, se ci va bene. Tre giorni di seguito, se va male. Siamo obbligate a mettere a rischio noi stesse, i nostri cari, gli operatori sanitari. Siamo costrette a ricorrere a metodi clandestini quando viviamo relazioni violente e non possiamo giustificare l’uscita da casa.
L’aborto è l’intervento medico più eseguito al mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno 56 milioni di donne scelgono di abortire. Sempre secondo l’OMS, l’IVG farmacologica eseguita nelle prime 10 settimane di gravidanza ha un rischio molto basso di complicanze2.
Garantire la possibilità di ottenere la RU486 nei consultori fino alla nona settimana di amenorrea, con personale infermieristico e ostetrico, per poi poter abortire a casa, metterebbe tutti più al sicuro: il sistema sanitario verrebbe alleggerito, l’obiezione di coscienza peserebbe meno sulle spalle delle donne, i pochi medici non obiettori non dovrebbero sopperire all’inadempienza dei colleghi obiettori. Abortire a casa in questo periodo vorrebbe dire meno spostamenti, meno contagi, meno morti.
Garantire l’accesso sicuro e gratuito all’aborto vuol dire proteggere la vita e la salute di tutt*.
S.O.S ABORTO! Siamo in una situazione di emergenza, ascoltateci! S.O.S ABORTO! Vogliamo restare vive!
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DIREZIONE GENERALE DELLA PROGRAMMAZIONE SANITARIA (2020) http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2020&codLeg=73775&parte=1%20&serie=null ↩︎
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World Health Organization, Department of Reproductive Health and Research, “Safe abortion: technical and policy guidance for health systems” ↩︎